Registrazione D.O.P. “Cedro di Santa Maria del Cedro”

Registrazione D.O.P. “Cedro di Santa Maria del Cedro”

Per spiegare il risultato della DOP del Cedro di Santa Maria del Cedro, prendo in prestito un termine ciclistico. Questo “traguardo volante” è dedicato a mia madre ed a mio padre e, attraverso loro, a tutte le donne e gli uomini del “Cedro di Santa Maria del Cedro”. E, per un’esigenza di verità, ed un tributo di riconoscenza, va detto che il vero protagonista di questa vicenda è stato e rimane Don Francesco Gatto; a lui va attribuita l’idea visionaria a cui ho dato testa, cuore, gambe e braccia.

La prima volta che ho affrontato la questione della DOP è stato nel lontano 1993, allora ricoprivo la carica di Vicesindaco del Comune di Santa Maria del Cedro, mentre l’Assessore all’agricoltura della Regione Calabria era Geppino Camo. Chiesi all’Assessore di convocare un tavolo di confronto al quale presero parte, per conto della Cooperativa TUVCAT, Michele Pignataro, e gli allora commercianti di cedro di Santa Maria, e furono quest’ultimi che già in quell’occasione fecero saltare il tavolo non capendo il valore e la visione che c’era attorno al cedro.

Il 10 aprile 1999 presso l’auditorium parrocchiale “Don Francesco Gatto” si tenne il Convegno “Il Cedro tra coltura e cultura”:

1. Incentivi, risorse e ricerca per lo sviluppo della coltivazione;

2. Marchio DOP.

Tra gli i relatori l’allora assessore all’agricoltura, Mario Pirillo, che ringrazio per l’impulso che ha dato nella tutela e valorizzazione del Cedro. Così come ringrazio Giovanni Dima, anch’egli Assessore all’agricoltura della Regione Calabria, ed il mio amico Pietro Manna.

A novembre dello stesso anno abbiamo costituito il Consorzio del Cedro di Calabria, che aveva tra gli obiettivi primari quello della rottura del cartello operato dai commercianti speculatori, la diversificazione dei prodotti trasformati, il raggiungimento della prodizione annua di almeno 40.000 quintali di Cedro, invertire il trend negativo che voleva che il 95% dei frutti venisse trasformato fuori dalla regione Calabria, promuovere l’universalità del Cedro di Santa Maria del Cedro, sia sul versante ebraico che su quello della trasformazione.

Oggi per non dimenticare e per non ripetere gli stessi errori del passato va ricordato che nel 2000 la cedricoltura era in ginocchio, i cedricoltori erano completamente sfiduciati, ed in Europa nessuno consumava più il nostro Cedro candito, che era l’unico prodotto ricavato dal Cedro, venduto esclusivamente come semilavorato (cedro in salamoia).

Stiamo festeggiando il risultato di un percorso straordinario: la DOP del Cedro di Santa Maria del Cedro è stata registrata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. È giusto essere orgogliosi del risultato ottenuto e lo sono, ma sento altrettanto forte il senso di responsabilità che tutti dovremmo avere, sapendo che il risultato fin qui ottenuto è solo il primo traguardo volante, e le “pedalate” dovranno essere ancora tante.

Con felicità e piacere ringrazio il Direttore Generale del Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria, Giacomo Giovinazzo, ed in maniera particolare l’Assessore Gianluca Gallo, per la visione, la condivisione ed il supporto non solo per ciò che riguarda la DOP, dove il suo contributo è stato straordinario e determinante, ma anche per le attività messe in campo sul fronte della promozione e della ricerca scientifica, di cui il Cedro aveva “fame”.

Ringrazio tutto il team di lavoro: Adolfo Rossi, Leonardo Di Donna, Giuseppe Perri, Gianbattista Sollazzo e Leonardo Caputo, per lo straordinario lavoro di squadra.

Ringrazio il Sindaco di Santa Maria del Cedro, Avv. Ugo Vetere, e tutti i Sindaci dell’Alto Tirreno cosentino che hanno sostenuto la causa.

Ringrazio la Presidente di Confagricoltura Cosenza, Paola Granata, il Presidente di Confapi Calabria, Francesco Napoli, Mariano Serratore Direttore Tecnico di ICEA per il supporto e per la sinergia istituzionale.

In questa occasione sento l’esigenza di condividere una riflessione: oggi festeggiamo la DOP, è scritta e certificata, quindi, sotto gli occhi di tutti; un sogno che ho accarezzato da quando “avevo i pantaloni corti”. Ma il vero risultato che il Consorzio del Cedro di Calabria ha conseguito è il riconoscimento dell’universalità del Cedro di Santa Maria del Cedro, sia sul versante del mondo ebraico, sia sui prodotti trasformati.

È un lavoro che parte da lontano, che ha avuto una forte accelerazione, per visione, supporto e condivisione di Gianluca Gallo con la compianta Presidente Iole Santelli prima e in continuità con Roberto Occhiuto.

Oggi il Cedro di Santa Maria del Cedro parla un linguaggio universale, di cui molti ancora non ne comprendono la portata, ma sono sereno e fiducioso perché la politica Regionale guida con piena consapevolezza questo processo, che ha delle prospettive che vanno a vantaggio non solo dell’Alto tirreno cosentino, ma dell’intera Calabria.

A questo lavoro ha dato un contributo straordinario Franco Galiano, Presidente dell’Accademia Internazionale del Cedro.

Per apprezzare dove siamo oggi è giusto ricordare alcuni passaggi storici:

  • Nel 2005 istituivamo il Museo del Cedro e Laboratorio del Gusto da quel luogo partì il processo di internazionalizzazione del Cedro e dei suoi derivati;
  • Nel 2006 iniziammo a lavorare alla diversificazione e standardizzazione dei prodotti trasformati (linea “naturalmente Cedro”) e da lì nacque la Via del Cedro di Calabria, che mette in rete e supporta tutte le piccole aziende di trasformazione si incominciò finalmente ad invertire la tendenza che voleva che il 95% del prodotto venisse trasformato fuori dalla regione Calabria;
  • Nel 2007 arriva la svolta storica che segna la ripresa della cedricoltura, la rottura del cartello dei commercianti speculatori. Il Consorzio del Cedro di Calabria entrò a gamba tesa contro di loro, a sostegno di tutti i cedricoltori, grandi e soprattutto i piccoli. L’Ente che mi onoro di Presiedere istituì il conferimento obbligatorio ai soci fissando il prezzo del prodotto che non fu più deciso dagli interessi di pochi, ma concertato dal basso sotto la guida dell’Organismo consortile, in quel momento la cedricoltura usciva fuori da un tunnel che l’aveva vista imprigionata per decenni crebbe il malumore degli speculatori ma crebbe soprattutto il numero dei cedreti;
  • Nel 2013-2014 ripresero le speculazioni dei “franchi tiratori”, i cui volti erano e sono noti a tutti. A loro non tornava utile che fossero “piccoli” produttori ad affermarsi. In quegli anni, ho dovuto scegliere se fermarmi e gettare la spugna o mettere testa, cuore e braccia per guidare la cedricoltura e portarla dove si trova oggi;
  • Nel 2016 vi fu l’ispezione dei NAS alla Cittadella del Cedro, da un tentativo di sabotaggio emerse che i cedricoltori seguono buone pratiche agricole;
  • Nel 2017 la cedricoltura subì la disastrosa calamità della gelata, quando vidi i cedricoltori capitozzare le piante, invece di estirparle, piantandone di nuove, capii che il lavoro che stavo svolgendo andava nella giusta direzione.  Da allora con rinnovato spirito propositivo il Consorzio ha messo in campo una straordinaria attività, incassando tra gli altri un risultato positivo nel riconoscimento del contributo ai cedricoltori grazie anche alla sensibilità e competenza del Direttore Giacomo Giovinazzo.

Da allora le attività e la crescita del comparto cedricolo è cresciuta a dismisura ed oggi il cedro è una realtà internazionale.

Non posso citare, per esigenza di tempo, tutte le donne e gli uomini che mi hanno accompagnato in questo percorso. Ma debbo citare la mia amica Fulvia Caligiuri, il regista Giovanni Romano, il compianto Giovanni Sindona, i miei fraterni amici Moshe Lazar e Roque Pugliese, la Presidente dell’UCEI, Noemi Di Segni, il Vicepresidente Giulio Disegni e tutta la stampa locale e nazionale e internazionale. Attraverso loro, e sotto l’egida di Moshe Lazar e di Roque Pugliese, abbiamo costruito una narrazione in grado di esprimere tutte le peculiarità e le specificità del Cedro e del territorio di produzione, che oggi gode di attenzioni a livello mondiale.

Il modello a cui da sempre mi sono ispirato è quello del Brunello di Montalcino (ai giovani interessati alla crescita del proprio territorio consiglio una lettura: “Io e Brunello. Come portai Montalcino nel mondo”). L’unica differenza tra l’esperienza del Brunello e quella del Cedro, è che la nostra non ha goduto delle stesse risorse.

La Dop economy del Cedro darà un impulso straordinario alla crescita del nostro territorio e dell’intera Calabria, saranno determinanti le forti implicazioni culturali legate a questo “simbolo” di unione e di confronto interculturale con il mondo ebraico. Per gli ebrei di tutto il mondo il nostro Cedro è il prezioso “mêlon dei Giardini dell’Eden”. Secondo alcuni Rabbini che hanno recentemente visitato il Museo del Cedro – e che hanno rilasciato un’intervista a Rai News 24 – Jahvè ordinò a Mosè (cito testualmente) di inviare una delegazione in Calabria per raccogliere l’Etrog perfetto per le celebrazioni religiose di Sukkot.

La DOP del Cedro porterà un sicuro beneficio a tutto il territorio. Ai cedricoltori, che potrebbero rischiare di ricoprire un ruolo marginale in questo processo di sviluppo, mi sento di dare, in tranquillità, due consigli, il primo e di stare attenti al canto delle sirene…è sempre stato un canto maligno. Il secondo è quello di non dimenticare la storia ed i protagonisti che l’hanno scritta…perché chi la dimentica è costretto a riviverla.

Prima di concludere voglio ricordare due date, maggio 1965 – maggio 2023, “è nei segni la storia”: la prima rappresenta la costruzione della TUVCAT, la seconda l’odierno riconoscimento europeo. Nell’idea visionaria di Don Francesco Gatto c’era, e c’è ancora, quella della Cittadella del Cedro (Ex Cooperativa TUVCAT); essa rappresenta un’opportunità che dovrà essere colta…oggi più che mai. Al suo interno dovranno nascere laboratori di trasformazione, un centro di sviluppo e ricerca, un cedreto sperimentale, una fattoria didattica, un punto vendita aziendale e, di fronte alla “Donna Vestita di Sole” (ultima fatica di Don Francesco), realizzare in sinergia con l’UCEI, il Delegato della Comunità Ebraica di Napoli per la Calabria, Roque Pugliese, il Comune di Santa Maria del Cedro, l’Assessore Gallo ed il Presidente della Giunta Regionale, una Sinagoga, come luogo di ritrovo e di preghiera per i nostri fratelli di origine ebraica, e come simbolo di apertura e di dialogo interculturale ed interreligioso. Allo scopo di realizzare tutto questo, e chiudere un’annosa vicenda che ha fortemente pregiudicato lo sviluppo della cedricoltura, è in corso un dialogo con le istituzioni regionali.

Alle donne ed agli uomini, che nel solco della storia, hanno amato ed amano questo frutto sacro, dedico questo risultato. La narrazione legata inscindibilmente a due mondi, apparentemente diversi, ma straordinariamente uniti, celebrata nelle attività del Museo del Cedro, che si appresta ad essere riconosciuto come museo nazionale, è portatrice di un messaggio di accoglienza, pace e solidarietà, caratteri propri della gente di Calabria.

Barbara Santelli

Giornalista